mercoledì 13 febbraio 2008

Chiesta l'istituzione di una Riserva Marina dalla Provincia di Matera



Fonte: IL QUOTIDIANO DELLA BASILICATA 13 Febbraio 2008

Danni da cinghiali nel Parco Regionale di Gallipoli-Cognato: intervento del Presidente Rocco Rivelli

“Sono sacrosante le doglianze di Pasquale Montemurro, imprenditore agricolo di Oliveto Lucano. I cinghiali nel Parco di Gallipoli Cognato e delle Piccole Dolomiti Lucane ormai rappresentano un flagello per l’ area protetta oltre che per l’ agricoltura a regime imprenditoriale anche per quei tanti piccoli conduttori di orti e micro appezzamenti di terreno, veri e propri presidi di biodiversità colturale oltre che vere e proprie sentinelle su un territorio molto fragile”. Lo afferma in un comunicato il presidente del Parco regionale Rocco Rivelli.
“Gli stessi suinidi ormai largamente incrociati con razze non autoctone, introdotte, bisogna ricordarlo sempre, a fini venatori nei decenni passati, - sottolinea - hanno largamente perso molte delle loro peculiarità ed interesse conservazionistico.
Tuttavia vorrei ricordare che questa amministrazione non ha sottovalutato il problema ponendolo tra le priorità di questa gestione. Infatti, solo da un anno alla guida del Parco, come primo atto ( la delibera n.ro 1 della nostra gestione ) è stata licenziata una richiesta per un finanziamento straordinario alla Regione Basilicata per ripianare i danni da cinghiale accumulati e non liquidati dal 2004 al 2007 per un totale ( nel solo triennio 2004-2006, precedente al nostro insediamento, pari a circa 140 mila euro ) di circa 160 mila euro.
Tale finanziamento, su nostra richiesta e sollecitazione, - sottolinea Rivelli - ha trovato la sensibilità e disponibilità della Regione nella Legge Finanziaria 2008 con una cifra di 100 mila euro per i Parchi Regionali che sarà disponibile fra qualche settimana. Somma insufficiente ma che tuttavia con la istituzione di un apposito capitolo di bilancio nella Finanziaria Regionale segnala una volontà di portare a soluzione un problema, che è giusto ricordare, riguarda più o meno uniformemente tutto il territorio regionale e nazionale.
Come si è avuto modo di precisare in precedenza, al nostro insediamento abbiamo trovato una pesante situazione debitoria per danni da fauna selvatica per circa 140 mila euro, a fronte di un contributo regionale onnicomprensivo all’ Ente Parco da parte della Regione, dalla quale dipendiamo funzionalmente, di soli 345 mila euro. E’ per questo, come per altre ragioni di economia, che abbiamo mantenuto la riduzione le nostre indennità di carica al 50% di quanto previsto dalla legge istitutiva del Parco.
Per quanto attiene le misure di contenimento e riduzione della popolazione dei cinghiali, - continua il Presidente del Parco - il Piano di Gestione, approvato dalla Regione Basilicata, Ministero dell’ Ambiente e dall’ INFS (Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica) prevede fondamentalmente due moduli, uno fatto di prelievi selettivi e l’ altro attraverso metodi di cattura incruenti, i c.d. chiusini, che hanno dato già significativi risultati. Infatti nonostante il numero limitato di chiusini di cattura installati, e nonostante le iniziative di resistenza registrate sul territorio e di ostracismo burocratico frapposte sono stati prelevati circa un centinaio di animali selvatici. Naturalmente i risultati potrebbero migliorare se tutto il sistema credesse ed investisse di più su questo programma, sostenendo gli sforzi del Parco con le sue limitate risorse, e tuttavia segnalato e riconosciuto come uno dei migliori piani di gestione nel Sud Italia. Infatti siamo stati già oggetto di attenzione e studio da parte di Parchi Nazionali, che hanno molte più risorse delle nostre, quali ad esempio il Pollino e la Sila.
Tra gli obiettivi per migliorare la situazione ulteriormente vi è quella di realizzare colture a perdere per attirare gli ungulati, finanziare recinzioni elettriche per piccoli orti e vigneti, e il più ambizioso progetto, oggi concretamente all’ attenzione della Regione Basilicata, di una microfiliera per la trasformazione delle carni da cinghiale, con la cattura in area parco, macellazione presso il macello comunale di Oliveto L. da ristrutturare e commercializzazione a fini di consumo.
Queste sono le iniziative, non poche per la verità, intraprese dal Parco per contenere il problema con un quadro normativo immutato che vede ai sensi della legge quadro sulle aree protette, la legge 394 del 1991, il divieto assoluto di caccia nei parchi. Naturalmente, - conclude Rocco Rivelli - ben vengano iniziative di Enti ed Organismi sovraordinati al Parco che vadano nella direzione giustamente auspicata dal mondo agricolo, che vorrei ricordare, non sono in contrasto con le finalità di tutela e conservazione della biodiversità del Parco di Gallipoli Cognato”.