martedì 17 gennaio 2012

«Parco eolico» Così cambia l'aspetto di Matera

Gli impianti in zone di alto valore paesaggistico

di PASQUALE DORIA

MATERA - C’è bisogno di energia, eccome. Chi può negarlo? Ben venga il discorso sulle fonti rinnovabili, eolico compreso, purchè utili allo scopo. Ma se il rimedio inizia a rivelarsi peggiore del male, l’avanzarsi di qualche dubbio appare più che legittimo. A Matera si parla da una vita di radicamento, di segni straordinari e sedimentati nei millenni, di un territorio che non può non trarre vantaggi dalla sua irriproducibilità, di presenze della natura e della cultura spesso fusi in un solo straordinario paesaggio che attrae una quantità crescente di turisti. Insomma, la ricchezza di un lascito che viene da lontano è riconosciuta, interiorizzata, si potrebbe aggiungere. Ed è ormai nota a tutti anche la fragilità di quello che ci è stato consegnato, quindi, la necessità di salvaguardia attiva, oltre che di idonee condizioni per una buona fruizione. Di contro, nel registrare un sostanziale ritardo circa le pratiche di tutela, programmate e concretamente realizzate a favore della giusta restituzione su scala collettiva di un prezioso patrimonio, non mancano segnali contrastanti che sembrano imboccare direzioni diametralmente opposte.

L’energia eolica, si diceva. Un primo parziale censimento segnalava l’esordio anche sul territorio comunale di 14 aerogeneratori, così vengono anche definite le pale eoliche. Un conto generoso rispetto a ciò che è seguito e che rimane comunque parziale. Stiamo parlando già di un numero d’impianti destinato a salire, ma per quello che è accertato ora è a quota 45. Conteggio secco effettuato nell’ambito delle associazioni di cittadini con evidente sensibilità ambientaliste, per quanto abbastanza scoraggiate ad andare avanti, perchè il numero, nel frattempo, sarà sicuramente lievitato ancora. Ma andiamo per ordine. Nei giorni scorsi è stata data notizia di una richiesta da parte della Marcopolo Engineering, una società per azioni con sede legale in provincia di Cuneo, per la richiesta d’installazione di un impianto per lo sfruttamento finalizzato alla produzione di energia elettrica per una potenza di 35 mega watt da sviluppare tramite 14 aerogeneratori in località masseria Verzellina, una zona che s’incontra dopo la collina di Picciano, quasi a ridosso del territorio di Gravina. La domanda risale allo scorso primo aprile e gli interessati avrebbero potuto presentare le proprie osservazioni entro 60 giorni dalla pubblicazione dell’avviso, ovvero entro lo scorso primo giugno.

Insomma, tempo scaduto. Lo è anche per una domanda solo di qualche giorno precedente. Quella della Meltemi energia con sede a Ruvo di Puglia, una delle pochissime del sud. Realizzerà un impianto della potenza di 34 mega watt con l’ausilio di 10 aerogeneratori, pale eoliche dell’altezza di cento metri, in località Reni. Anche questa zona si trova non lontano dalla collina di Picciano. Ancora dal Piemonte la presentazione di un progetto, quello della società Asia ambiente Italia, con sede a Torino, per la realizzazione di un impianto che svilupperà 19,8 mega watt con 6 aerogeneratori in località Ciccolocane, area a ridosso del borgo Venusio. Per finire, solamente alle domande presentate nello scorso aprile, c’è anche alla società Zefiro Energy, sede legale a Milano. Realizzerà un impianto da 37,5 mega watt con 15 aerogeneratori da impiantre in località Matina. Difficile capire dove si trova, perchè questo è un toponimo particolarmente diffuso a Matera, specialmente nelle zone collinari subpianeggianti che sorgono ai piedi dell’altopiano murgico. Sono solamente quattro dei progetti noti che sicuramente avranno preso in considerazione gli aspetti della componente paesaggistica e dell’avifauna. Ed è all’Uffico compatibiltà ambientale della Regione che vengono valutati gli studi consegnati sull’impatto ambientale. Ma il giudizio finale riguarda il singolo impianto, oppure il loro complesso?


Gli impianti in zone di alto valore paesaggistico


Il dubbio più gettonato è quello dell’obolo pubblico. Nel senso che riguardo all’eolico spesso viene sottolineato un limite capace d’incidere sulla bolletta energetica collettiva: che più del vento può l’incentivo. Evidenziato questo aspetto non secondario e spingendo lo sguardo verso la valle del Bradano, è impossibile non impattare contro le pale eoliche che svettano sul territorio del comune di Grottole. Il profilo del paesaggio, in quella direzione, è stato decisamente trasformato, in peggio, dalla presenza di quelli che sembrano enormi mulini a vento. Del resto, è il vento, la sua capacità di generare energia, che cercano di intercettare quelle pale bianche nel loro vorticoso e chissà quanto produttivo girare su se stesse.

Difficile non immaginare che un effetto altrettanto negativo non si rifletta pure sul territorio della città dei Sassi, realtà che quando conviene è annoverata retoricamente nell’elenco del patrimonio mondiale dell’umanità che va stilando l’Unesco. Coccarda ambigua, specie se si considera che uno degli impianti sorgerà in contrada Ciccolocane, non lontano dal borgo Venusio. Siamo all’ingresso della città per chi arriva dalla dorsale adriatica. Decisamente non si direbbe un buon biglietto da visita per turisti e visitatori in genere. Si sbaglia anche chi ritiene che i due impianti pensati non lontano dal monte di Picciano non interferiscano in alcun modo con il paesaggio. Contrada Reni, in particolare, è intensamente caratterizzata dal tipico ambiente rurale che rende ben distinguibile il territorio materano. Da quelle parti sorge una vecchia masseria un tempo appartenuta alla famiglia Malvezzi. I più ferrati, quanto a memoria, ricordano perfettamente che lì, non a acaso, furono girate buona parte delle scene del film diretto Francesco Rosi C’era una volta. Titolo profetico. Del resto, non a caso, la zona collinare che fronteggia Picciano, sull’altro lato della strada che porta a Gravina, è ben nota agli archeologi.

Gli aerogeneratori, a quanto pare, sono particolarmente rumorosi. Ma è del tutto evidente che gli svantaggi dell'energia eolica sollecitano soprattutto a considerazioni di carattere estetico. Incidono nel deturpare il paesaggio? C’è una scuola di pensiero che non ha dubbi in proposito. Per sfruttare le zone più ventose si tende a posizionare le pale in alto, quindi in località di alto valore paesaggistico. Poi, da qualunque parte si spinge, lo sguardo non può non incrociarle. Loro girano e gli occhi pure, da un’altra parte.

Da: La Gazzetta del Mezzogiorno 17 gennaio 2012